Chi, come me, viene colto continuamente con le mani nel
sacco ( io da 25 kg, e voi?), ormai non riesce più a farne a meno. Deve
impastare. Sia che si tratti di pane o focaccia o pizza o panini. Vediamo di
capire cosa avviene in quella massa appiccicosa, per cercare, poi di intervenire,
dove possibile, per avere prodotti di buona fattura, ma soprattutto riproducibili.
Convenite con me (almeno lo spero), che nel pane (e non solo) pur trattandosi
di un prodotto apparentemente semplice, gli equilibri sono tali e tanti che
basta un niente per mandare tutto alla malora. Iniziamo, allora, proprio dall’impasto.
Cosa succede quando uniamo l’acqua, il lievito, il sale alla farina? Tralasciamo
gli aspetti legati alla formazione della maglia glutinica ed altri, altrettanti
importanti (saranno materie per altri post), e soffermiamoci sulla fermentazione,
in particolare come si forma la co2 e dove va a depositarsi. Quando uniamo l’acqua
alla farina, l’amido (formato da tanti zuccheri semplici) si idrata. Non solo,
ma nella farina ci sono proteine (tecnicamente sono enzimi) che dalla fase
dormiente passano a quella attiva, ed hanno la capacità di effettuare alcune
azioni fondamentali. Gli amidi di cui sopra vengono spezzati in tanti zuccheri
semplici dagli enzimi amilasi. A cosa ci servono gli zuccheri. Be’
rappresentano il cibo dei lieviti. Passa tutto da lì. I lieviti iniziano a
cibarsi di zuccheri liberando appunto co2. Ora, che succede se i lieviti si
nutrono di zuccheri in presenza o assenza di ossigeno. Nel primo caso i lieviti
si riproducono (aumentano di numero) liberando co2 soltanto. Nel secondo caso,
invece, (la vera fermentazione) si nutrono sempre di zuccheri, liberando non
solo co2, ma anche sostanze aromatiche responsabili dell’aroma e sapore del
pane. Man mano che la co2 si libera diffonde nell’impasto. Il fenomeno prosegue
fino a quando, esaurito lo spazio a disposizione, la co2 si deposita nelle
bolle d’aria presenti nell’impasto. Queste bolle rappresentano gli alveoli che
ci fanno tanto penare. Più aria inseriamo nell’impasto più abbiamo la certezza
di avere un bel pane alveolato. Con le impastatrici casalinghe non si riesce a
ossigenare adeguatamente gli impasti. Con l’impasto a mano, e in particolare
con le tecnica dello “slap and folding”avremo sicuramente migliorie. Ma ne
parleremo la prossima volta….
Ciao Salvatore!
RispondiEliminaE' sempre un piacere leggerti, spieghi tutto con parole semplici.
Concordo pienamente, quando si incomincia ad impastare non si sa a cosa si va incontro, se per caso ti appassiona è la fine, ma anche l'inizio! ;) bisogna sperimentare tipi di farina sempre diversi,provare a spingere oltre le idratazioni, testare metodi e procedure differenti ecc...
Seguirò molto volentieri questa tua serie di post tecnici, anche se un pochetto già ci capisco di impasti, ma sono sicuro che avrò di che imparare.
Grazie, Daniel.
EliminaBell'inizio!
RispondiEliminaQuesti post spero che chiariranno le idee a quelli come me che hanno letto un po' disordinatamente in giro e hanno bisogno di spiegazioni sistematiche.
Grazie!
Nicolò
Splendido.Ti seguiro' regolarmente.
RispondiEliminaGrazie :)
caro salvatore comincero' da qui il mio percorso ! speriamo bene grazie
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